Ludologo Esperto di lungo corso
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Avevo deciso di non pubblicare più i miei articoli, poiché sembrava che a qualcuno dessero fastidio, ma visto che Domenico Vallesurda senza nessuna mia richiesta, gentilmente e motu proprio mi ha voluto "sbannare" e mi ha invitato a pubblicare ancora, ho cambiato idea. Inoltre i recenti contatti con l'amico Fabrizio, FM (conoscenza ultratrentennale), per ringraziarlo della sua rinnovata amicizia e ironia mi sono risolto a pubblicare (accontentando le richieste di diversi partecipanti al Forum) il seguito di Bemo Winkel in Tribunale.
Se gradito posso pubblicare molto altro, in caso contrario mi ritirerò in convento.....
Berlino Ovest Germania. Febbraio 1963. L’Aula delle udienze numero uno del Tribunale di Berlino era strapiena. Su di una pedana proprio di fronte al bancone dei magistrati, sopra un robusto tavolo era stata piazzata una autentica roulette professionale, fornita dal locale casinò assieme a uno dei suoi croupier più esperti. Non si sa come, ma la notizia che in un’aula del tribunale si sarebbe svolto un esperimento molto singolare si era diffusa a macchia d’olio. I giornalisti riempivano le prime file, mentre ai fotografi era stato interdetto l’ingresso. Dietro di loro si accalcavano i soliti curiosi, nullafacenti e pensionati che assistevano volentieri agli “spettacoli” offerti gratuitamente dalle aule del tribunale.
Da circa un’ora, il croupier, stava azionando la roulette, lanciando la pallina con perizia. Bemo seduto di fronte prendeva attentamente appunti sul suo schema di gioco, mentre il cancelliere controllava da vicino che tutto si svolgesse in modo regolare. I magistrati entrarono in fila nell’aula e occuparono i loro posti dietro al bancone. Erano stati preavvisati che occorrevano almeno 60 minuti di registrazioni del gioco perché Bemo fosse pronto per iniziare a piazzare le sue puntate. Poiché diceva che la roulette prima di poter essere attaccata doveva tracciare la sua strada. Al posto del tappeto verde, (il tavolo su cui nei casinò venivano piazzate le puntate) era stata sistemata una grande lavagna a fogli rimovibili, sulla quale l’imputato, nonché autodifensore, avrebbe scritto ogni volta i numeri da lui prescelti prima del lancio e le fiches virtuali necessarie per la puntata fittizia. Dimodoché non vi potessero essere dubbi sull’andamento della partita e il risultato finale.
“Tre, sette, quattordici, ventisei, trentuno e trentatré!” annunciò Bemo con voce stentorea mentre scriveva i numeri sul foglio e i “pezzi” puntati. L’addetto al tiro raccolse la pallina d’avorio dalla ruota che ancora girava lentamente e la lanciò con gesto esperto al contrario della rotazione. Tutti i presenti, giudici compresi, osservarono con curiosità l’andamento del gioco. Anche chi non aveva mai visto una roulette in vita sua era affascinato da quello strumento variopinto, con i suoi numeri che si alternavano, rossi e neri interrotti solo dall’incognita dello zero che era verde. Dopo una dozzina di giri la pallina prese a scendere nella cosiddetta ‘corona’ dei numeri rimbalzò allegramente da un numero all’altro poi si infilò decisamente nel quattordici.
Il ‘giocatore’ aveva centrato al primo colpo, uno dei sei numeri puntati in pieno. L’aula rumoreggiava. Bemo ostentò la massima indifferenza, ma dentro di sé provò un impeto di soddisfazione. Anche se sapeva benissimo che la roulette può fare ogni genere si scherzo, sia in un senso che in quello opposto. Può dare dei periodi di grande fortuna, laddove i giocatori meno esperti si sentono invincibili, salvo improvvisamente non concedere più nulla, ferocemente, sino alla rovina totale dei malcapitati. Il Presidente del tribunale batté forte il suo martelletto, minacciando di far sgombrare l’aula se non veniva rispettato il massimo silenzio.
Era trascorsa un’altra mezz’ora, ed erano stati estratti quasi una trentina di numeri. Bemo aveva richiesto espressamente di avere un minuto di tempo tra un tiro e l’altro, per poter effettuare i suoi calcoli e annunciare i numeri prescelti. La partita non stava andando per niente bene, con un susseguirsi di alti e bassi che a volte davano l’impressione di una ripresa, salvo poi ripiombare pesantemente in perdita aumentando lo scoperto segnato sulla lavagna a fogli. Dopo un lungo periodo negativo che aveva condotto il giocatore a una esposizione di oltre duecento pezzi, finalmente un numero venne centrato in pieno. Il Presidente, che aveva una certa età, stava sonnecchiando. Parte del pubblico annoiata aveva lasciato l’aula e anche qualche giornalista ormai si era allontanato.
Bemo, con la massima tranquillità, che in realtà non provava. Il viso pallido e tirato, annunciò: “Da questo momento triplico la posta”, Il che significava che qualsiasi colpo vincente gli avrebbe fatto guadagnare più di cento ‘pezzi’. Il Pubblico Ministero insorse “E no! Così sarebbe troppo facile, così sono capaci tutti” “Infatti al casinò com’è noto tutti vincono, basta aumentare la posta e il gioco è fatto”. Commentò con ironia Bemo. “Prima di iniziare la partita ho dichiarato che il mio ipotetico capitale di gioco fittizio sarebbe stato di cinquecento pezzi, che avrei puntato come, dove e quando avessi ritenuto opportuno farlo, e la partita sarebbe terminata entro e non oltre due ore, con qualsiasi risultato ottenuto, oppure quando avessi raggiunto una vincita congrua o perso tutto il capitale. Quindi se posso continuare?” disse rivolto al Presidente “vorrei puntare i numeri: sette, zero, diciotto, ventuno, trentatré e trentasei. Ognuno con tre fiches.” Il Presidente fece un cenno d’assenso, il PM rimase muto, e il croupier lanciò la pallina. Tre colpi consecutivi furono centrati in pieno in rapida successione. Winkel esultava tra di sé.
Tre colpi consecutivi furono centrati in pieno in rapida successione. Winkel esultava tra di sé, ma come al solito ostentava una faccia da poker. I conteggi lo davano quasi in pareggio. Per la prima volta dall’inizio della partita chiese all’addetto ai lanci di effettuare qualche tiro in bianco, ossia senza dover puntare. Poi dopo un certo numero di estrazioni dichiarò: “OK, ora raddoppio. Punto sei pezzi per ogni numero, ancora sugli stessi numeri. In totale ancora sei numeri quindi trentasei fiches puntate in totale.” L’interesse del pubblico era stato ravvivato. Anche il Presidente e i suoi sodali erano ben svegli e attenti. I giornalisti ripresero in mano le penne e i loro taccuini. La boule cadde disgraziatamente nel 29, numero che nella roulette si trova proprio in mezzo tra il 7 e il 18, gli astanti non si trattennero dal commentare il fatto. Il Presidente picchiò il martelletto, ma non disse nulla, anche lui aspettava la conclusione della vicenda con un certo interesse.
“Ancora la medesima puntata. Proceda pure” Disse Bemo rivolto al croupier mentre aggiornava i conteggi sulla lavagna che venivano attentamente controllati dal cancelliere. In passato aveva giocato molte partite con soldi veri, per cifre astronomiche, ma mai aveva provato le emozioni che stava vivendo in quel momento. In gioco non c’era denaro, ma qualcosa d’infinitamente più importante, la sua reputazione e forse addirittura la sua libertà.
La biglia correva velocissima in senso contrario alla rotazione della ruota, girava e girava… quando cadde rimbalzò su di una losanga, ne colpì un'altra, cominciò a rotolare molto lentamente e si adagiò…. Anche il croupier sembrava emozionato, malgrado la lunga esperienza. “Zerò! Duecentodieci fiches per monsieur Winkel.” Annunciò. La ipotetica cassa ormai era in attivo di oltre centocinquanta pezzi. Bemo avrebbe potuto benissimo annunciare la fine della partita e nemmeno il PM avrebbe potuto contestare nulla. Ma Bemo non era uno che si accontentava di un modesto risultato, lui doveva ottenere il trionfo… o la rovina. Fece i suoi calcoli e annunciò audacemente “Tout Và”. Il Procuratore che non era un esperto chiese “Che significa? Cosa vuole fare?” Gli rispose con pazienza il croupier, come era solito fare con i giocatori alle prime armi: “Significa che Monsieur Winkel, come un vero grande giocatore, intende ripuntare tutto, anche la vincita sempre sugli stessi numeri.” E così dicendo lanciò con forza la boule.
Inutile dire che tutto il pubblico, i giornalisti e forse anche i magistrati, con l’unica eccezione del pubblico ministero, facevano il tifo per Bemo. Dopo un tempo che sembrava non trascorrere mai, la pallina d’avorio girava velocemente ancora una volta, mentre Bemo la fissava con i suoi occhi magnetici che sembrava la volessero comandare, accadde un fatto raro, ma neppure troppo.....
Si ripeté lo stesso numero: “Zero!” Gridò tutta la sala, scoppiando in un applauso fragoroso. Il Presidente di alzò in piedi, il cancelliere urlò “Silenzio! la corte si ritira per deliberare”. Ma i giornalisti si stavano già precipitando fuori dall’aula, a caccia di un telefono, per dettare i loro articoli. Il titolo che quasi tutti avrebbero sparato in prima pagina era: “WINKEL HA VINTO !”.
fatemi sapere se gradite altro AD MAIORA SEMPER MASSIMO
Edited by PAPEROGAPLUS - 8/6/2023, 09:52
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