BEMO WINKEL - IL RE DELLA ROULETTE

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    immag a Nella speranza di fare cosa gradita pubblico un estratto (anticipazione) del libro che sto scrivendo sulla vita di BENNO WINKEL.
    Non è un libro di storia ma un romanzo, però molte delle vicende narrate sono vere, (perlomeno in base alle mie ricerche).

    Trawemunde Germania. Febbraio 1953.

    “Schulz, siete un perfetto idiota!”
    Quando Henry Von Neid, direttore del Casinò di Trawemunde, dall’alto del suo metroenovanta, si rivolgeva al suo subalterno dandogli del “Voi” significava che era semplicemente furibondo.
    Il povero Schulz, vicedirettore della casa da gioco, si era irrigidito come un baccalà e il suo accento bavarese, quando si emozionava, diventava ancora più marcato.
    “Ma signore, le vincite di quel dannato Winkel, ormai superano il milione di marchi, l’unico modo per neutralizzarlo mi è sembrato quello di contestargli un abbigliamento scorretto, visto che insisteva nel portare la cravatta senza annodarla.”
    “Già! E così, non solo abbiamo fatto la figura dei fessi! Poiché il regolamento del casinò impone di portare la cravatta, però da nessuna parte c’è scritto che debba essere annodata. Ma quel che è peggio, abbiamo rischiato che andasse a giocare da qualche altra parte, portandosi via per sempre i nostri soldi!” Sbraitò Von Neid.
    “Ricordate cosa vi dico Schulz, la roulette è imbattibile, il Casinò vince sempre! Quell’uomo è semplicemente un giocatore molto fortunato, ma la fortuna non durerà in eterno. Noi dobbiamo semplicemente avere pazienza, lasciarlo giocare e riporteremo a casa i nostri Marchi, e anche i suoi… Si tratta solo di saper attendere. Quindi dobbiamo accoglierlo, anche se venisse in mutande! E non rifiutate mai più le sue puntate, tantomeno se superano i limiti! Sono stato abbastanza chiaro?”.
    Con un riflesso incondizionato, risalente al periodo militare, Schulz, scattando sull’attenti, batté i tacchi e rispose a voce alta:
    “Sissignore chiarissimo!”.

    Benno Winkel, detto BEMO, In poche settimane aveva sconvolto la tranquilla e sonnacchiosa Trawemunde. Ubicata proprio alla foce del fiume “Trawe” che dopo aver attraversato la vicina Lubecca si getta nel mar Baltico.
    La casa da gioco era la principale fonte di sostentamento della cittadina. Di medio livello. Così come il volume di gioco, che generalmente restava entro limiti circoscritti. Quattro Roulette. Un tavolo di 30e40. Un paio di tavoli verdi per il Baccarat. Un piccolo privè. Un ristorante abbastanza raffinato e un Bar confortevole erano tutto ciò che poteva offrire e non occorreva altro.

    Gli habitué erano imprenditori, provenienti dalla vicina costa Baltica o funzionari delle numerose attività che gravitavano intorno al porto commerciale di Lubecca. Giocavano senza grandi slanci, perdendo poco, ma in maniera costante. Quello che contava per la casa, era la quantità e non la qualità. Le sale erano sempre molto affollate, dai soliti personaggi eterogenei, che si vedono nei casinò di tutto il mondo.
    Una fauna di personaggi di ogni estrazione sociale: Dai giocatori incalliti che puntavano su diversi tavoli, saltando come invasati dall’uno all’altro, agli sfigati perpetui, ai derelitti ormai scoppiati. I cialtroni, le mignotte, i papponi, gli strozzini, i bari, i figli di papà e le coppiette timide e intimorite. Inoltre non mancavano mai, i vecchi sistemisti con carta e penna.
    Era il grande flusso dei giocatori che aveva sempre arricchito gli azionisti del Casinò. Le grosse vincite poi, erano molto rare e non duravano mai a lungo. I vincitori le rigiocavano sconsideratamente, e riperdevano con maggior velocità di quanto avessero vinto. Ma da quando Winkel aveva iniziato a frequentare le sue sale da gioco, la musica era cambiata.

    Pomeriggio inoltrato. I capelli biondi, lunghi fin sul collo, ricadevano sulla fronte di Bemo, insolitamente arruffati. Non lo si poteva certo definire bello: non molto alto, un naso lungo ed affilato, la bocca stretta, un fisico un po’ troppo asciutto, si muoveva come se una febbre gli bruciasse dentro. I grandi occhi, di un grigio metallico, avevano una forte intensità, era difficile incontrare il suo sguardo magnetico senza restarne in qualche modo colpiti. Qualsiasi cosa si potesse pensare di Winkel, certamente nessuno lo poteva considerare un uomo comune.

    “Hooooo Beeenny!” La voce della donna, mentre si stiracchiava spostando le lenzuola, era un delizioso sussurro. “Ben, vieni qui voglio fare ancora l’ammoreee!”
    “Si Wlady, ma non ora, abbiamo tutta la vita… Adesso però alzati che ci aspetta una giornata piuttosto impegnativa”. Così dicendo Bemo si avviò verso la doccia. “E non ti venga in mente di venire ad insaponarmi, sappiamo bene come andrebbe a finire… Non abbiamo tempo. Dobbiamo cenare presto, per poi andare al Casinò. Voglio triplicare le mie vincite prima di spiccare il volo. Trawemunde ormai mi va stretta, è ora di partire. Il mondo sarà nostro, perché nel mondo ci sono tantissimi bei Casinò, ma prima voglio lasciare un ricordo indelebile a quell’arrogante di Von Neid e a tutta Trawemunde. Vedrai, si dovranno ricordare di noi per un bel pezzo.”

    Wladana Korzeniewska. Era una giovane, fulgida bellezza, di origine polacca. Anche a piedi nudi era più alta del suo compagno. Gli occhi di un verde smeraldo apparivano sempre allegri, un nasino deliziosamente piccolo faceva da contrasto alle labbra carnose e morbide, atteggiate in un malizioso sorriso. I capelli color ebano, lunghissimi e luminosi come seta, arrivavano a sfiorargli le natiche, piene e sode, senza nemmeno un grammo superfluo. La vita incredibilmente sottile. Il seno prosperoso, come un frutto maturo, con i suoi capezzoli rosa, si librava, senza bisogno di inutili sostegni. Le gambe lunghissime tornite e nervose, mostravano che da ragazza aveva praticato molto sport. Nonostante l’aspetto da sensuale bambola per adulti, Wladana era tutt’altro che sciocca, anzi era dotata di una mente sveglia, brillante e sempre curiosa.

    Solo qualche mese prima, aveva conosciuto Bemo, nel famoso ristorante Konstanz, di Lubecca. Dove lavorava come cameriera, in attesa di un’occasione migliore che però, tardava ad arrivare. Era subito rimasta colpita da quell’uomo interessante, dagli occhi magnetici, dalla sua eleganza e dall’atteggiamento di naturale e superba nonchalance, che emanava.
    Quando Bemo, dopo avere ordinato la tradizionale zuppa di gamberi e anguille e il vino più pregiato della cantina, guardandola intensamente negli occhi, le aveva chiesto se fosse interessata a un lavoro ben pagato, come sua assistente e se sarebbe stata disposta a viaggiare spesso.
    Anziché rifiutare con fredda gentilezza, come le capitava di sovente, (poiché, quasi tutti gli uomini che cenavano da soli, cercavano le scuse più varie per agganciarla in qualche modo). Rispose semplicemente: “Certo. Quando si parte?”
    Così era iniziata la loro storia. Una straordinaria avventura, che li avrebbe visti protagonisti, in alcune delle località più belle ed esclusive del mondo.

    “Ma Benny…?” lei lo chiamava sempre così, (diceva che Benno o Bemo le sembrava un nome da vecchio). “Come faremo a triplicare le vincite, se quell’antipatico del signor Schultz, ci impedisce di superare i suoi stupidi limiti?”
    “Beh è semplice, assumerò delle persone che ai miei comandi punteranno gli stessi numeri che punterò io.” Disse Bemo.
    “Già, però le vincite le pagheranno a loro, non ci sarà il pericolo che qualcuno se la fili con la mazzetta?” Chiese Wladana.
    “È vero, a questo non avevo ancora pensato.” rispose l’uomo.
    “Bene allora ci penserò io. Assumeremo part-time le cameriere mie ex colleghe e io le terrò sotto controllo. Ma se mi tradisci con una di loro, giuro che ti cavo gli occhi!” Soggiunse Wladana sorridendo.


    Henry Von Neid, il direttore del Casinò era raggiante, nella sua tradizionale marsina di gala. Accarezzandosi la barba curatissima, si aggiustò gli occhiali e controllò l'ora dal suo orologio d'oro massiccio, che segnava le 23 precise. Stava pensando che erano passati alcuni giorni da quando Winkel, (quel dannato giocatore) non si faceva vedere con la sua bellissima accompagnatrice.
    Si era portato via anche un gran bel mucchio di marchi, ma quelli andavano considerati solo un prestito. Alla fine sarebbe tornato, e avrebbe subito la stessa sorte di tanti altri giocatori che lo avevano proceduto. Avrebbe restituito tutto, con sostanziosi interessi. Non c'era di che preoccuparsi, soprattutto quella notte, di “Martedì Grasso” che si preannunciava straordinaria e con incassi record.

    Il pomeriggio dello stesso giorno, alle sei in punto, quattro graziose signorine, erano scese da un taxi ed avevano varcato baldanzose l'ingresso della casa da gioco di Trawemunde. Proprio al momento dell'apertura. Schultz, il solerte vicedirettore, era molto indaffarato a controllare gli operai che stavano terminando di sistemare gli ultimi addobbi per il veglione della notte di Carnevale e non le aveva notate. Seppure, alcune fossero veramente carine. Ma anche se lo avesse fatto, le avrebbe prese per delle turiste occasionali, che avevano deciso di passare un Carnevale diverso dal solito, rischiando pochi marchi alla Roulette.
    Le giovani donne non persero tempo, né per cambiare denaro in fiches (gettoni da gioco) e neppure per recarsi a fare toilette. Si diressero decisamente, verso ognuna delle quattro roulette che non erano ancora in funzione. I Croupier stavano infatti svolgendo i soliti riti d'apertura dei tavoli; stendendo sul tappeto, in belle file colorate, le diverse fiches, che un valletto estraeva da una cassetta di legno, consegnandole in dotazione al Capotavolo.
    Le ragazze poterono così scegliere comodamente, le sedie, sistemandosi nei posti centrali del tappeto verde, ognuna ad una roulette diversa, prima che la gente cominciasse ad accalcarsi attorno. Come delle brave scolarette estrassero i loro taccuini e delle belle matite bicolori dalle borsette.
    Un Croupier, che le aveva adocchiate, sbuffò fra sé e sé: “Uff… eccole lì, delle altre sistemiste... povere illuse.”
    Von Neid, stava per tornarsene al suo caldo e accogliente ufficio, quando udì un rombo giungere dallo spiazzo antistante al Casinò. Non potevano esserci dubbi, quel fracasso proveniva certamente dalla appariscente auto di Winkel, una rumorosa Mercedes 300 Ali di gabbiano, di uno strano, color prugna matura.
    “Bene! (pensò Von Neid) il nostro amico è già tornato per restituire il malloppo e saldare il suo debito.” Eppure, in un angolo remoto del cervello c'era un piccolissimo tarlo che non la smetteva di rosicchiare...


    “Monsieur, fait votre Jeu...” Il francese allora era ancora la lingua ufficiale dei Casinò.
    La sala giochi era affollatissima. Molte persone erano in maschera.
    “11 - 20 - 32', pieni e cavalli”. L'uomo che aveva fatto l’annuncio vestiva un elegante smoking bordeaux, in tono (un po’ pacchiano) con la favolosa Mercedes, parcheggiata nel piazzale. Portava un papillon completamente slacciato. L'unica concessione che aveva fatto al carnevale consisteva in una mascherina nera, che gli copriva gli occhi. Una donna stupenda, al suo fianco, vestita da gangster anni Trenta: pantaloni bianchi, gardenia all'occhiello della giacca a righe con un Borsalino sul capo. Si affrettò a fare la sua puntata. Altre quattro ragazze, che si erano piazzate alla medesima roulette, cercando di non farsi travolgere dalla calca, puntarono sulle stesse combinazioni. L' 11, il 20 e il 32, con tutti i loro cavalli erano ricoperte di fiches.
    " Le jeu est fait' " gridò il croupier. La ruota iniziò a girare in un senso mentre la biglia d'avorio correva nel senso inverso. Dopo una decina di rotazioni la pallina perse velocità e cominciò a cadere verso la conca dei numeri. Entrò decisamente in una casella, nessuno riuscì a vedere quale fosse. La forza centrifuga la ricacciò fuori, rimbalzò contro una losanga, fece ancora un mezzo giro, perse nuovamente di forza, scivolò rotolando nella corona, incominciò a saltellare da un numero all'altro poi cadde tintinnando nel 32, quindi come se fosse viva, con un balzo entrò nel numero a fianco.
    '”Zerò” annuncio il Croupier'. Da tutta la sala si levò un Hooooo!

    “Schultz. di quanto è Sotto l'amico?” Chiese sorridente Von Neid.
    “A occhio e croce, direi oltre duecentomila marchi” fu la riposta soddisfatta del caposala.
    “Benny, questa non è la serata giusta, forse sarebbe meglio smettere”. La voce di Wladana era ancora più dolce e musicale del solito, ma tradiva una certa preoccupazione.
    “Sì, amore, avresti senz'altro ragione, se fossimo qui a tentare la fortuna, ma per me, la fortuna non esiste! Stai serena, abbiamo incontrato una passe negativa, ma ci bastano pochi colpi buoni, per ritornare in sella. Passa voce alle ragazze di aumentare la posta”. Bemo parlava con la massima calma e tranquillità, nessuno avrebbe potuto sospettare la terribile tensione che vibrava in tutto il suo essere.
    “11 - 20 – 32, pieni e cavalli, per il doppio” - ancora una volta impassibile, Bemo fece il proprio gioco.
    “Ouit” - gridò il Croupier”. Si trattava di uno dei numeri puntati a cavallo dell’11. Bemo, Wladana e le altre ragazze incassarono complessivamente circa cinquantamila Marchi.

    “Fai raddoppiare il gioco alle ragazze”, sussurrò Bemo, all'orecchio di Wladana. I numeri prescelti vennero ancor ‘più ricoperti di fiches.
    “Dix-neuf!” annunciò il Croupier. Il 19 era uno dei cavalli, posto a lato del numero 20.
    Questa volta la voce di Winchel era leggermente incrinata dalla tensione. “Forza! Ci siamo, puntiamo tutti per i massimi!”
    La massima puntata normalmente accettata dal Casinò era abbondantemente superata: sui numeri ricoperti da Bemo e le sue impiegate vi erano oltre centomila Marchi, una puntata del genere, non era mai stata fatta in tutta la storia della Casa da Gioco. Lo chef del tavolo incrociò uno sguardo interrogativo con Schultz, che rispose con un impercettibile cenno affermativo.

    “Rien ne va plus” annunciò il croupier mentre tirava la biglia. Avvertendo che non si accettavano più puntate. Ancora una volta, un’indomabile piccola pallina d’avorio veniva lanciata nella pista di radica pregiata della roulette. Nessuno poteva influenzarla, nessuno poteva sapere dove sarebbe andata a cadere. Eppure, un uomo si stava giocando il tutto per tutto, perché era convinto, che dovesse uscire uno di quei tre fatidici numeri, prescelti in base a misteriosi calcoli. La tensione aleggiava nell’aria. Il tempo sembrava essersi fermato.

    Trrrrtttttrrrr... la biglia rotolava. Gli occhi di Wladana avevano cambiato colore, erano diventati verde cupo. Quelli di Bemo, sembrava volessero comandare con la loro fortissima intensità magnetica la sorte. ffrrrffffrrrr ... La ruota continuava a girare, mescolando il rosso ad il nero... questa volta non vi furono salti né rimbalzi, la boule molto dolcemente si fermò in una casella... “Onze! En Plein, Noir et Manque” gridò con voce strozzata per l'emozione il Croupier, non si capiva se preoccupato o entusiasta.
    “Mezzo milione di Marchi, in un colpo solo!”. Ringhiò furente Von Neid, avvicinandosi al tavolo verde. Scostò bruscamente il croupier addetto al tiro e senza una parola, si impossessò della biglia d’avorio. Mentre Winkel e le sue aiutanti stavano per piazzare le fiches per il prossimo colpo,
    Entrambi si guardarono dritto negli occhi senza sorridere...
    "Tout va!" annunciò Winkel con tono di sfida.
    “Tout va!!" Confermò il direttore, accettando la puntata stratosferica senza mostrare la minima esitazione, né paura.

    La partita si avvicinava al suo epilogo. Tutti i presenti nel Salone, si accalcavano intorno alla roulette, dove si stava realizzando un evento che sarebbe rimasto nella storia dei casinò. Malgrado la ressa impressionante, il silenzio era pressoché totale.
    Von Neid, si era sempre vantato di avere una mira infallibile, essendo grado (così sosteneva) di far cadere la pallina dove voleva lui. Con gesto esperto, e con forza la lanciò energicamente.

    In genere, una boule effettua 10 o 15 giri nella conca della roulette. Questa volta però, ruotando follemente. ne fece più del doppio. Sembrava che non volesse cadere mai. Finalmente, la forza di gravità, superò la forza centripeta. Il proiettile d'avorio, scendendo veloce urtò contro una delle losanghe metalliche (applicate appositamente nelle roulette, per interferire nella rotazione, aumentando così la casualità): Saltò all’indietro, perse velocità.... ricadde. Cominciò a rotolare, saltellando sulla corona dei numeri.
    Imprevedibile rimbalzò, tre, cinque, dieci volte… rallentando entrò come esausta nella casella numero 15. Tutti trattenevano il fiato. Ma La biglia non era ancora doma, continuava a ruotare su sé stessa vibrando, forse a causa dell'effetto rotatorio che gli aveva impresso il lanciatore, finché con un guizzo beffardo balzò nella casella a fianco: “Trentadue!” Gridarono gli astanti. Un boato fece tremare persino il grande lampadario di cristallo, che illuminava la sala con le sue trecentosessanta lampadine.

    Bemo Winkel, quella notte fece saltare il casinò di Trawemunde. Si potrò via, oltre quattro milioni di nuovi Marchi. Con i quali, a quel tempo, si poteva comprare un transatlantico.

    Gli azionisti del Casinò, che notoriamente non sono enti di beneficenza, accusarono Henry Von Neid e il suo vice, di connivenza con il ‘nemico’ per avere accettato puntate che eccedevano di almeno dieci volte i massimi comunemente consentiti.

    Entrambi vennero licenziati in tronco. Gli furono trattenute le liquidazioni e fu avviata un’inchiesta giudiziaria, dalla quale in seguito furono prosciolti.
    Gli azionisti del casinò di Trawemunde, per due anni, non ricevettero più nemmeno un centesimo di dividendi.

    se interessa continua....

    Edited by PAPEROGAPLUS - 28/1/2023, 16:26
     
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    leggo sempre queste storielle, sono molto intrattenenti, come ti dissi già qualche post fa, continua che anche se non rispondo sempre leggo tutto :D e ti rinnovo i complimenti sembri davvero uno scrittore
     
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    Bellissima storia, anche io ho letto con molto piacere.
     
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    Bellissima storia, anche io ho letto con molto piacere.
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    con molto piacere mi associo
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    leggo sempre queste storielle, sono molto intrattenenti, come ti dissi già qualche post fa, continua che anche se non rispondo sempre leggo tutto :D e ti rinnovo i complimenti sembri davvero uno scrittore
    maxorologi
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