Ludologo Esperto di lungo corso
- Group
- Member
- Posts
- 326
- Location
- MILANO
- Status
- Offline
|
|
Sui Casinò ed in particolare sulla Roulette esistono numerose leggende, alcune autentiche, altre con un fondo di verità ed una buona parte inventate di sana pianta. Tra queste ultime credevo vi fosse quella del drappo nero, tipo funerale, disteso sul tavolo della roulette quando salta il banco. Pensavo fosse casomai un’usanza arcaica ormai caduta in disuso. Ebbene non è così. Intanto occorre chiarire cosa significa "far saltare il banco" (ovviamente riferito alla regina delle roulette ossia LA FRANCESE).
Ogni roulette ha una certa dotazione di fiches che gli viene fornita all'apertura del tavolo, la quota può essere differente da un casinò all'altro nonché da una roulette all'altra, a seconda dei minimi e dei massimi consentiti sulla roulette medesima, la cui entità chissà perché è mantenuta rigorosamente segreta. Quindi quando un tavolo perde, totalmente o quasi, la propria dotazione e non è più in grado di pagare direttamente i vincitori, significa che "Il banco è saltato". Ma veniamo al fatto, accadutomi realmente. È un evento che vale la pena di raccontare, visto che in oltre trent'anni di frequentazione nei casinò sparsi per il mondo mi è capitato personalmente di assistervi una sola volta.
Era una bella notte d'estate di qualche anno fa, con Bob, mio vecchio compare d'avventure ludologiche, eravamo al casinò di Sanremo per testare "dal vivo" l'ennesimo sistema, che sulla carta aveva dato dei risultati eccitanti. La serata era abbastanza fiacca, la stagione non era ancora iniziata. Pochi i giocatori presenti. Durante una pausa di relax, mi aggiravo indolente per il romantico “Gran salon” di Sanremo, dedicato alle roulette francesi, rimasto splendidamente invariato dal secolo scorso, senza neanche una rumorosa ed insolente slot. Quando notavo un piccolo assembramento vicino ad una roulette, incuriosito mi avvicinavo, un giovane, anzi giovanissimo (era persino accompagnato dalla madre che se ne stava in disparte, apparentemente indifferente), di bell'aspetto, in jeans strappati e maglietta, capelli ricci spettinati, stando in piedi, puntava diversi numeri per i massimi, coprendo una parte del tappeto, ma non in maniera esagerata, come accade spesso con certi forti giocatori che tendono a ricoprire in maniera smodata quasi tutti i numeri, dimodoché credono di tutelarsi al meglio, ma al contrario quando vincono in realtà vengono pagati praticamente con i loro gettoni, mentre bastano due o tre colpi perdenti per mandarli a gambe all'aria. , (una elegante signora, recentemente a Campione li ricopriva proprio tutti, dal primo all’ultimo, zero incluso e dava anche delle belle mance… sigh!).
Il nostro giovane copriva evidentemente il settore della cosiddetta “Serie 5-8”, senza annunciarlo, puntando da solo abbondantemente su pieni e cavalli, dove quindi alcuni numeri risultavano stracarichi. Come tutti sappiamo questo settore è composto da 12 numeri a cui spesso viene aggiunto ancora qualche numero adiacente, arrivando così a ad un robusto raggruppamento di 14/16 numeri contigui, per cui (seppur raramente) a volte può succedere che questo settore si possa ripetere anche 10/12 o più volte, (ciò che non ho mai capito, è perché a me non sia mai capitato di incontrare uno di questi favolosi filotti), ma questa è un’altra storia.
Insomma, pareva proprio che il "ragazzo" l’imbroccasse alla grande, infilando una serie impressionante di pieni e cavalli, tanto che lo Chef (che non è un cuoco ma il capo tavolo delle roulette francesi), preoccupato, aveva richiamato al capezzale della roulette ferita, non illustri medici, ma degli arcigni ispettori che confabulando fra di loro lanciavano sguardi tremebondi al malcapitato croupier, che all'uscita dell'ennesimo colpo di serie veniva sostituito (probabilmente con suo sollievo). Per maggior "prudenza" veniva cambiata anche la pallina e un solerte inserviente in guanti bianchi, per ordine degli ispettori, puliva diligentemente con un panno, la conca lucida della roulette e anche i numeri nella corona, uno per uno. Alcuni spettatori (invidiosi) sogghignavano..." è finita la cuccagna", qualcuno borbottava "gli hanno rifilato la pallina di Teflon quella rimbalza fin sulla luna..." un anziano giocatore addirittura si permetteva di suggerire al giovane: “basta! smetti! molla il colpo”, ma il giovinotto con il tipico coraggio e la beata incoscienza dei giovani rincarava la dose, superando decisamente i limiti massimi del tavolo. Allo sguardo interrogativo del dealer, il Pit boss rispondeva con un impercettibile cenno di assenso nonché un malcelato sorrisetto.
-"Rien ne va plus" annunciava il nuovo croupier (uno di quelli che secondo molti abituèe poteva mandare la pallina dove gli pareva con la precisione di un cecchino) il colpo era partito forte e deciso, alcuni furbetti avevano puntato sulla nassa o i vicini dello zero (nella corona dalla parte opposta della serie), nella sala era caduto il silenzio, frrr... frrr..., la ruota girava dolcemente in senso orario, la boule correva veloce nel senso inverso, dopo una dozzina di giri urtava una losanga, rimbalzava contro la successiva, piroettava sul bordo, cadeva e rotolava nella conca dei numeri, ... tra... tra... tra... si fiondava sullo zero, ma la forza centrifuga la faceva schizzare via, sembrava depositarsi nel 17 (fatidico orfanello) ma rimbalzava via anche da lì, perbacco come rimbalza il teflon! poi come esausta finalmente si posava nell'Otto, proprio al centro della serie... Alla faccia del teflon, dando torto ancora una volta ai folli sognatori che credono come certi croupier possano indirizzare la pallina dove vogliono, dimostrando agli ispettori che se il teflon rimbalza, non rimbalza dove pare a loro, confermando infine che nessuno può influenzare gli esiti di una boule lanciata nella ruota della roulette, a meno che non ricorra a fantomatici trucchi, come nei film. Nella sala esplose un applauso, persino quelli che avevano perso puntando dalla parte opposta della corona, si erano lasciati trascinare dall'entusiasmo; un ragazzino novello Davide, stava sfidando il gigante Golia e lo stava battendo clamorosamente. La vendetta conquistava i presenti, ormai tutti erano dalla sua parte.
Gli impiegati ci misero un bel po' per contare tutte le fiches vincenti che gravitavano sul numero otto e per predisporre il pagamento, intanto il giovane senza nessuna paura, anzi con suprema indifferenza, stava già posizionando le sue prossime puntate, ma lo Chef scampanellava con forza per richiedere una nuova dotazione di gettoni, non ne aveva a sufficienza per pagare... IL BANCO ERA SALTATO!
Venne chiesto al vincitore di ritirare le sue nuove puntate, gli venne pagata sollecitamente la vincita, con una bella pila di saponette colorate (le fiches di grosso taglio), comunicandogli, non senza un suo evidente disappunto, che il tavolo per quella sera era chiuso, consigliandogli di continuare a giocare nel privè dove lo aspettava una bottiglia di champagne offerta dalla casa. Ma l'evento non era ancora terminato, anzi la parte più incredibile doveva ancora accadere. Senza nessuna particolare cerimonia arrivarono due valletti, (i camerieri nei casinò vengono ancora chiamati così) uno portava ripiegata una sorta di funebre coperta nera, l'altro addirittura una coroncina di fiori secchi. Compuntamente stendevano il drappo nero fino a ricoprire completamente sia il tappeto che l'intera roulette, posizionavano la squallida e spelacchiata coroncina sotto alla sbiadita scritta argento "Casinò di Sanremo" che spiccava al centro del manto nero e senza dire una sola parola se ne andavano. Abbandonando tristemente la roulette “morta” che sembrava davvero un catafalco.
Tentavo di intavolare un discorso con lo Chef sull'accaduto, ma questo schivamente mi liquidava dicendo che si trattava di una vecchia usanza e si dileguava rapidamente. Pensai che un evento del genere fosse stato veramente sprecato. Vi immaginate se ci fosse stato ancora quel gran genio di François Blanc (il fondatore del Casinò di Montecarlo). Avrebbe certamente allertato immediatamente i media, la stampa le radio e le televisioni e da un evento "negativo" del quale, non si capisce perché, gli addetti ai lavori sembravano addirittura vergognarsi, lo avrebbe trasformato in una formidabile campagna pubblicitaria internazionale di grandissimo effetto e totalmente gratuita per il casinò. Le grandi vincite si sa attirano sempre tanti clienti! L'epilogo di questa storia è che il fortunato vincitore, disdegnando lo champagne che lo attendeva nel privè, non ancora soddisfatto, continuava a giocare pesantemente, come nulla fosse nel salone comune. Non mi sono curato di verificare se il “ragazzino con la mamma” in seguito abbia finito o meno, per restituire tutto il guadagno (fatto molto probabile). L'impressione che ne ho ricavato è stata quella di un evento assolutamente straordinario, che era stato vissuto, anzi direi sperperato, dai suoi protagonisti con la massima indifferenza e senza alcuna emozione. Peccato! Alla prossima…. PAPEROGA / MASSIMO
|
|